4^ settimana

La settimana di lavoro è piuttosto impegnativa. Videocall, mail, whatsapp, telefonate, tutti strumenti utili per chi lavora da remoto ma che ti fanno rimanere sempre connesso, senza pause sostanziali. La differenza di fuso orario amplifica le ore di lavoro. Il computer è sempre con me, cambia però l’ufficio 😅😂. Centri commerciali, biblioteche, coworking; mi piace variare e soprattutto mi piace l’idea che è il lavoro a seguire le mie decisioni durante la giornata 😉.

Ma per fortuna arriva il weekend e quello è sacro. Questa settimana la direzione è il Distretto di Rotorua, a sud di Auckland, ma prima ci spingiamo con l’auto verso la penisola del Coromandel per trascorrere una mezza giornata sulla Hot Water Beach, la spiaggia calda famosa per uno strano effetto naturale che riscalda la sabbia portando la temperatura fino a 64 gradi centigradi. Per cogliere in pieno tale fenomeno dobbiamo fare i conti con la marea e sfruttare la bassa marea quando la spiaggia si “allunga“, l’acqua del mare penetra nel sottosuolo e, riscaldata da una sorgente termale, risale su, provocando questo insolito fenomeno. Arrivati sulla spiaggia, ragazzi e famiglie, dotati di apposita pala, avevano scavato la sabbia per costruire delle piscine naturali di acqua calda. Noi, invece, ci dilettiamo ad affondare i piedi nella sabbia, sul bagnasciuga per meravigliarci di quanto caldo fosse lo strato inferiore, fino quasi a bruciarsi.

Con l’arrivo dell’alta marea la spiaggia pian piano scompare e cosi non ci resta che prendere la strada statale, molto tortuosa, verso sud. Prima di arrivare nel Distretto di Rotorua, decidiamo di fermarci in una graziosa cittadina sul Pacifico, Tauranga, dove ceniamo. Per dormire abbiamo scelto una sistemazione, molto economica, consigliataci da Airbnb con un punteggio a 5 stelle, distante 15 km circa, verso le colline. Nel B&B scelto ci fermeremo solo una notte. Arrivati sul tardi, i padroni di casa ci accolgono molto cordialmente, offrendoci tutta la loro ospitalità. Di fronte ad un black coffee scambiamo quattro chiacchiere e facciamo amicizia con i loro 2 bellissimi gatti. Ma la stanchezza prende il sopravvento e andiamo subito a letto.

Il mattino, rifatte velocemente le valigie, ci spostiamo nel salotto che affacciava su un enorme prato verde. Di notte non avevamo potuto apprezzare dove ci trovavamo.

Era una bellissima villa di campagna, fra verdi colline, arredo e stile moderno, con un affaccio sulla costa del pacifico.

Tutto intorno era un’esplosione di verde, quelle mille sfumature di verde che dalle nostre parti si vede solo nei mesi di aprile e maggio. Jen a Mike, dopo un trascorso in Inghilterra, lui alla AC Nielsen e lei all’università di Oxford, hanno scelto uno stile di vita differente; ufficio giù in città ed abitazione su un collina, qui in Nuova Zelanda dove sono nati e dove hanno gli affetti loro più cari.

La villa di campagna è stata costruita per fornire il necessario per poter “sopravvivere”: dall’acqua piovana, sapientemente raccolta e filtrata – molto buona – alle 2 mucche, 2 pecore e 5 galline che con poco sforzo assicurano carne e uova per tutto l’anno.

La colazione offertaci è di una bontà unica così come unico è lo spettacolo del Pacifico e delle verdi colline di fronte a noi.

Era evidente, per il tenore di vita dei 2 simpatici padroni di casa, che il loro stile di vita, cosi come l’abitudine ad ospitare “turisti ed avventori” nella loro bellissima casa, non è per danaro. Incuriosito, ho chiesto espressamente a Mike se lo facessero per danaro e lui: “no, no, non lo facciamo per soldi ma solo perché quando non possiamo andare in giro per il mondo, ci piace che il mondo venga da noi“.

Comprendiamo, quindi, che abbiamo in comune la passione per i viaggi e cosi ci raccontano delle loro 3 volte che sono venuti in Italia; classiche mete: Roma, Venezia, Firenze e poi un viaggio inusuale nell’entroterra, vicino Pompei.

Scopriamo cosi che 15 anni fa Jen a Mike sono venuti nel Vulture visitando Melfi, Venosa e i Laghi di Monticchio.

Increduli, diciamo loro che noi abitiamo proprio li, al che Mike entra in casa e ritorna con un album di vecchie foto; fra queste alcune scattate proprio ai Laghi di Monticchio.

Alla vista di quelle foto ci riempiamo di grande orgoglio. Il nostro Vulture è arrivato fin qui, ci diciamo con Sabrina. Jen e Mike ci raccontano di giornate in allegria, dove hanno incontrato gente sorridente e sempre molto disponibile.

Continuiamo cosi a parlare per molto tempo, come se fossimo amici da chissà quanto tempo. Ma l’itinerario che ci eravamo prefissati incombe e cosi, con un pò di rammarico per non poter rimanere più tempo, salutiamo i nostri nuovi amici, invitandoli a venirci a trovare in Italia, e ripartiamo verso l’entroterra, verso la Volcanic Valley.

La Waimangu Volcanic Rift Valley è un sistema idrotermale formatosi piuttosto “recentemente”, nel 1886, dall’eruzione vulcanica del Monte Tarawera. Waimangu è una parola in lingua Māori che significa “acqua nera” e sta ad indicare l’acqua sollevata dal Geyser, che era nera di fango e rocce.

L’acqua che gorgheggia non è per il troppo calore ma per le emissioni di gas. E dappertutto, per quasi 4 km, è tutto cosi. Zampillii, fumarole, rocce bianche.

Le nuvole che corrono veloci nel cielo, fanno apprezzare l’esplosione di verde che si mostra intorno a noi. ,Una vera a propria foresta rigogliosa grazie alle abbondanti piogge, durante tutto l’anno, ed al clima temperato, immaginiamo dovuto agli effetti del Geyser.

Salendo qualche gradino, lungo il precorso, facciamo una inevitabile deviazione, ben segnalata dalla guida, che ci porta ad un paesaggio dantesco: il Blue Lake (Inferno Crater Lake).

Una pioggia improvvisa non ci fa arrivare fino in fondo. Dopo esserci rifugiati sotto una tettoia in legno, prendiamo la prima navetta che ci riporta all’auto. Decidiamo cosi di riprendere con calma la strada del ritorno e di provare a fermarci in qualcuno dei pochi villaggi che incontreremo lungo la strada.

La “passeggiata” di quasi di 200km che ci riporterà ad Auckland sarà molto piacevole.

I segni affascinanti della cultura un pò Maori, un pò Far West e Pop, come la chiamo io, sono tanti.

Non mancano le occasioni per fare altre amicizie, complice l’impossibilità di pagare un gelato con la carta di credito che ci viene gentilmente offerto 😩😉😂😂 da una signora in gita con un pullman di amici.

Superfluo l’uso dei contanti … noi non li abbiamo mai usati; non sappiamo nemmeno come si fa a prelevarli dal bancomat 😅